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Nel cinquecentenario dalla pubblicazione di Utopia, il grande classico di Tommaso Moro, Agnes Heller, una delle più grandi filosofe viventi, e Riccardo Mazzeo, editor e coautore di volumi con Zygmunt Bauman, Edgar Morin e Miguel Benasayag, si interrogano sul significato dell'utopia e del suo rovescio scabroso, la distopia, descrivendone luci e ombre. Heller, nella prima parte, offre un inquadramento storico e filosofico dell'utopia a partire dalla "età dell'oro" di Ovidio (nostalgica di un passato felice che si vorrebbe far rivivere) e dall'Eden della Bibbia (con lo sguardo rivolto a un futuro di beatitudine, in un altro mondo), per poi approfondire le opere di Moro e di Campanella, la Rivoluzione americana e quella francese. Con le derive totalitarie del Novecento le utopie franano trascinando con sé decine di milioni di morti, guerre, lager, gulag, in uno svilimento senza limiti della condizione umana. Passa poi in rassegna le principali distopie contemporanee, da Huxley a Orwell, fino a lshiguro. Mazzeo, nella seconda parte, esamina alcune potenti distopie del nostro secolo: Il cerchio di Dave Eggers, sul mito così attraente della trasparenza e della tecnologia: La possibilità di un'isola di Michel Houellebecq, sull'individualismo cinico dei nostri giorni e sulla clonazione che, pur riservata ai pochi fortunati, non risparmia loro un destino di solitudine e insignificanza; 2084. La fin du monde, di Boualem Sansal, che prefigura il mondo desertificato e atroce dell'lslam al potere.